Ok, non so se sia il vero interesse primario dell'universo, ma fondamentalmente un sacco di indizi mi hanno spinto a gettarmi sulla recensione di questa serie così appasionante eppure così poco conosciuta.
Dopo i rallentamenti dovuti agli inevitabili incidenti del week-end pasquale, andiamo finalmente a parlare della Città dei Mantelli, che sorge alle pendici del Monte Kirby.
Astro City è nata nel 1995, dalla penna di Kurt Busiek coadiuvata dalle matite di Brent Anderson e dai magici pennelli di Alex Ross. La serie, pubblicata a intervalli irregolari, appartiene al più genuino filone supereroistico, ma in un ambientazione del tutto originale che prende una notevole ispirazione dalle testate Marvel e DC.
La maggior parte delle vicende si svolgono per lo più proprio in questa metropoli fittizia, Astro City, sulla costa occidentale degli States, dove è presente una notevole concentrazione di supereroi, vigilanti mascherati, supercriminali e mutanti di ogni tipo.
Uno dei principali obiettivi degli autori della serie era quello di ricreare voler ricreare una continuity originale e perfettamente credibile, con tanto di ere dei comics, passaggi di maschere e cosmologia ispirata a quella della storia globale del fumetto. Si tratta di un netto distacco rispetto alla moda del decostruttivismo degli anni ottanta e novanta, che aveva ormai raggiunto la saturazione e che stava iniziando a intossicare il mondo del comics con brutture prive di ogni originalità. Una via di mezzo, insomma, tra vecchio e nuovo, che ha dato vita ad un ambientazione vasta e sfaccettata, che però non ha nulla di particolarmente rivoluzionario o originale rispetto ai canoni a cui il mondo del comics americano ci ha abituati.
Qual'è allora il punto di forza di Astro City?
Sicuramente uno dei principali punti di forza della serie sta nell'impianto narrativo: ciascun volume, totalmente autoconclusivo, contiene una o più storie riguardo ad un determinato personaggio.
Questo permette di seguire la serie a partire da qualsiasi numero: non c'è un preciso ordine cronologico, ma ogni lettura è perfettamente a se stante e permette di cogliere maggiori dettagli del mondo di Astro City, da angolazioni differenti,
Non tutte le storie però hanno come protagonista un supereroe. Anzi, l'aspetto principale che Busiek ha voluto esprimere nella serie, e che aveva già approfondito nello splendido Marvels, è proprio la visione dei super attraverso gli occhi della gente comune.
Ecco allora che vediamo una famiglia riluttante trasferirsi nella grande metropoli, e a dargli il benvenuto sono un stuolo di combattenti che si battono contro un dio della tempesta innervosito dall'assenza della moglie. O una donna che deve convivere con la paranoia e l'ansia dovuta al'indentità segreta del suo fidanzato. Oppure il garzone di un ristorante che viene assoldato come spalla da un vendicatore di strada, e che maturerà sia come combattente che come persona.
Il tratto di Anderson, pur non raggiungendo mai degli standard qualitativamente eccezionali, è funzionale e riesce perfettamente a sostenere il ritmo della narrazione senza apparire statico o banale.
La vera potenza visiva e immaginativa di Astro City però è rappresentata senza ombra di dubbio dalle copertine e dal charachter design di Alex Ross, che riesce nel creare una varietà enorme di costumi e personaggi, replicando i già eccezionali risultati ottenuti in Kingdom Come e Terra X.
Jack-In-The-Box |
C'è Jack-in-the-Box, un arlecchino che sfrutta gadget e accessori pittoreschi per muoversi agilmente nella città e
i cui toni variopinti e surreali richiamano ai personaggi di Steve Ditko. C'è Samaritan, che riesce a risolvere il conflitto con la sua nemesi storica in un modo semplicemente geniale. C'è Steeljack, un vecchio supercriminale pentito che si arrangia come può, e la Prima Famiglia, classico supegruppo di science-heroes ispirato si classici eroi fantascientifici di Jack Kirby
(i Fantastici Quattro, per fare un esempio).
E poi c'è Silver Agent, personggio misterioso citato praticamente in ogni capitolo della serie, la cui controversa figura viene finalmente dipanata negli ultimi due volumi, ovvero la mini-saga di due volumi "Dark Age "(che a breve a leggerò).
Un fumetto davvero ragguardevole, quasi impossibile da trovare negli anni passati in Italia, ma che è da poco ricomparso grazie a delle miracolose ristampe. In tutto dovrebbe trattarsi di sette o otto volumi. Il mio consiglio è: cercate più che potete in giro. Ne vale la pena.
That's all Folks! Buona Apocalisse a Tutti!
P.S.P.*: Sempre per rimanere in tema: parteciperò a "Due Minuti a Mezzanotte", la round robin a tema supereroistico sceneggiata e diretta da Alex Girola, e la cosa si sta rivelanndo davvero interessante e divertente. Un in bocca al lupo a tutti gli altri partecipanti!
*Post Scriptum Paraculo.
Bellissima recensione, complimenti, come ci siamo detti alcune di queste storie sono davvero belle (PS: non mi ricordo chi di voi due ce l'ha, ma quando tornate dovreste farmi leggere ancora il volume delle "Confessioni")
RispondiEliminaMa un nickname? No, eh? :D
EliminaComunque grazie. No, non credo che LUI che potrà prestarti "Confessioni": è in condizione davvero pietose. Basta che ci soffi e potrebbe andare in pezzi.
parlavi di Nickname? eccolo qui ^^
EliminaAh davvero? Cavolo.... che palle era uno di quelli che volevo leggere a tutti i costi... spero lo ristampino in fumetteria...
Quanta figaggine, quanta figaggine!
RispondiEliminaDavvero tanta! Merita di essere collezionata.
EliminaA proposito,in bocca al lupo per il capitolo! :D
Crepi!
Elimina*l'idea c'è, il problema è che sono una cacca a scrivere* XD
A chi lo dici! XP
Elimina